

Castè Prosecco Sup. DOCG Extra Dry Valdobbiadene Millesimato - Merotto
*Prezzi incl. IVA più spese di spedizione
Disponibile
Highlights
Descrizione vino e cantina
La produzione di questo nuovo Prosecco della Casa Merotto Col San Martino, è il frutto della passione di sempre, Il Sig. Graziano Merotto ha voluto interpretare le risorse di un antico vigneto restaurato posto sui ripidissimi pendii del “Castèl”. Così viene chiamato l’irto “Colle il Castello” che si erge dietro la cantina. Il risultato è un sensazionale ed equlibrato extra dry di altissimo livello. La zona di produzione è nel cuore della DOCG di Valdobbiadene, a Col San Martino e la produzione vede il solo impiego di uve di Glera pure al 100%. La tecnologia adottata per la produzione è basata sulla macerazione pellicolare e spremitura soffice. Poi il mosto ottenuto viene posto direttamente in autoclave per circa 50 giorni; staziona successivamente sui propri lieviti per altri 120 giorni.
Caratteristiche di questo prosecco Superiore DOCG
L’esame organolettico co permette di conosce un nuovo, innovativo, se pur rispettoso della tradizione, prosecco di ampio apprezzamento e di facile abbinamento. L’aspetto è di colore giallo paglierino con riflessi verdognoli molto sottili, la spuma si contraddistingue per la brillantezza la sua particolare grana sottile. Il perlage fine e persistente che denota la ricchezza del vino. Il Profumo è invece caratterizzato da una intensa e fragrante aromaticità di mela e pera, che anticipa sentori floreali di glicine e acacia. Il gusto è avvolgente e succoso, richiama la polpa della frutta a pasta bianca, fresco e che rivela una perfetta fusione tra sapidità, acidità, morbidezza e retrogusto lungo e persistente di grande eleganza con nitidi ritorni di mela.
CARATTERISTICHE TECNICO-IDENTIFICATIVE
Azienda Agricola Merotto
La religione della terra
Per fare il vino buono occorre conoscere bene la terra da cui proviene e il cielo che ci governa. Questa è la sintesi del pensiero che in casa Merotto si tramanda da generazioni. All’interno del complesso e affascinante mondo del vino il legame ancestrale tra la natura e l’uomo conserva e dimostra tutta la sua forza evocativa ed ispiratrice attraverso la cultura della viticoltura di collina. La ripidità delle geometrie della vite consente esclusivamente un lavoro manuale, tramandato dalle diverse generazioni in qualità di autentica religione della terra, in cui rispetto, sacrificio e dedizione rappresentano i valori autentici e profondi del sapere contadino. In questo si riconosce Graziano Merotto e con lui la sua lunga storia di appassionato viticoltore.
Storia
Nella memoria genealogica di famiglia si può datare l’inizio della storia agricola con Agostino Merotto, antenato che già agli inizio del ‘900 era conosciuto nella zona per la qualità del suo Prosecco. Attraversando e superando il periodo delle due grandi guerre del secolo scorso, naturalmente povere di riferimenti enologici, si arriva agli anni della rinascita e della riscoperta delle coltivazioni e dell’impegno contadino verso le aree vocate dei diversi territori. Il 1972 segna dunque l’inizio della storia imprenditoriale di Graziano Merotto che da subito dimostra una vocazione e un’attitudine precisa verso il mondo degli spumanti, concentrando sacrifici e sperimentazioni alla ricerca di un livello di eccellenza che fosse riconoscibile e in grado di lasciare una traccia qualitativa destinata a restare nella storia del comprensorio di appartenenza. Questo percorso, lungo ormai quasi cinquant’anni, è stato compiuto secondo una progressione ragionata, in ponderato equilibrio tra l’avvento delle tecnologie e il lavoro della terra praticato in forma sostenibile al fine di preservarne l’integrità e il valore. Una strada articolata necessita di buoni compagni di viaggio e il team di risorse umane impegnate nella filiera produttiva, dalla campagna fino ai Collaboratori che operano nei più lontani paesi del globo rappresenta, secondo la filosofia di Graziano Merotto, il vero patrimonio aziendale, senza il quale nulla sarebbe possibile e la trasformazione dell’uva in vino resterebbe un esercizio fine a se stesso.














