

Polissena IGT 2013 BIO - Il Borro
*Prezzi incl. IVA più spese di spedizione
Disponibile
Highlights
Cantina
I vigneti della cantina Il Borro crescono sulle colline del Valdarno, ai piedi del Monte Pratomagno. Le condizioni climatiche uniche permettono alla cantina di creare dei vini eccezionali. L'inverno mite, l'umidità e la buona esposizione del vigneto si combinano con un terreno eccellente, geologicamente segnato dall'ex Grandi Laghi.
Varietà d'uva: Sangiovese
Descrizione del vino
Nel bicchiere il vino ha un colore rosso rubino intenso. Il naso è pieno di un profumo intenso, con note di sottobosco e sentori di frutta a bacca rossa. Il gusto è secco, bonario, con una piacevole percezione dei tannini. L'armonia dei suoi componenti fa di Polissena un vino molto piacevole, nel rispetto della tradizione.
Vinificazione e invecchiamento
Il vigneto da cui proviene questo vino, Politi, ha una densità di 4.500 piante per ettaro. Si tratta del soprassuolo alto della Tenuta Il Borro, a circa 350 m.s.l.m.; il terreno è fangoso e molto drenante. Alla fine di agosto le piante vengono diradate e su ciascuna di esse rimane circa 1 kg di uva. La resa per ettaro è di 45 quintali, che corrisponde a circa 30 hl di vino. Raggiungendo una maturazione ottimale, l'uva viene raccolta manualmente in casse da 10 kg e dopo una notte in cella frigorifera a 5°C viene diraspata. Le bacche sono poi selezionate da un osservatore visivo, i prodotti indesiderati. Il mosto così ottenuto viene sottoposto ad una macerazione a freddo per 2 giorni a circa 10°C in vasche d'acciaio termocondizionate, dopodiché inizia la fermentazione. Questo processo avviene a temperature tra i 25 e i 28°C e dura circa 10 giorni. Una volta che gli zuccheri sono stati trasformati in alcol conservare il vino ottenuto in macerazione con le bucce per almeno altri 20 giorni. Dopo la svinatura, il vino rimane nelle botti. Acciaio per 6 mesi e poi scremato in barrique di rovere francese il secondo e terzo passo in cui l'invecchiamento avviene circa 12 mesi. Alla fine dell'elevazione in legno, viene decantato di nuovo e imbottigliato. Una volta in bottiglia, ha bisogno di altri 6 mesi di affinamento per migliorare il suo potenziale.
Suggerimenti per il cibo e il servizio
Salumi toscani, crostini toscani, formaggi stagionati, salumi, primi e secondi piatti e secondi di caccia. Particolarmente raccomandato con lepre, cinghiale, chianina (e razze con abito dolicomorfo) e cinta senese.
Si raccomanda di servire ad una temperatura di 16 - 18°C.
Consigli per la conservazione
Vinusta raccomanda una temperatura costante tra i 13-17° C con un'umidità del 60-70% per una buona conservazione. Le bottiglie devono essere conservate orizzontalmente, se è presente un tappo di sughero.
Gli odori estranei sono un problema per il vino. Tuttavia, una buona e sufficiente circolazione dell'aria e la minore influenza possibile della luce sono importanti per qualsiasi conservazione del vino.
Scheda tecnica
Cantina Il Borro
Regione Toscana
Vitigno 100% Sangiovese
Livello di qualità IGT
Origine Località Borro (AR)
Terreno Arenaria, argilla
Annata: 2013
Contenuto di alcool 13,5%
Acidità totale 5 g/l
Zucchero residuo /
Contiene solfiti
Quantità di riempimento 75 cl
Gusto Secco, Corposo, Persistente
Si sposa bene con antipasti caldi, Primi piatti ricchi, Secondi piatti di carne, Formaggio
Chiusura Sughero
Durata di conservazione: 6-10 anni
Un atto di fede che dura nel tempo ama dire Ferruccio Ferragamo, che dal 1993 ogni giorno si prende cura de Il Borro conservandone la bellezza e la sua integrità. Un compito, quella della conservazione, che oggi continua con inesorabile passione, nella consapevolezza che “tesori” come Il Borro vadano protetti e salvaguardati.
Ciò che ha guidato il ripristino è stato il desiderio di ridare vita a questo luogo portando avanti le sue tradizioni e la sua storia, seguendo principi etici, come l'impiego di maestranze locali e rispettando l'ambiente, sostenendo sempre scelte eco-sostenibili.
L’amore per questa terra significa in primis rispetto. Energie rinnovabili, uso di concimi naturali, assenza di pesticidi: ogni attività qui è svolta nella direzione della sostenibilità e nel rispetto di vite e territorio.
Essere vignaioli, uomini di “terra”, ci ha da sempre spinto a riflettere sul valore di un’agricoltura e uno sviluppo sostenibile. Considerazioni concrete che si traducono in una dedizione estrema, volta a creare reale beneficio per la comunità e le generazioni future.
La nostra dedizione diventa un impegno tangibile in ogni singolo aspetto della realtà de Il Borro.
Con il nome Borro, che in lingua toscana denominava probabilmente una voragine aperta nel terreno, si indicava originariamente una fortezza sorta al suo limitare, costruita per difendere un territorio strategico attraversato da importanti tratti dalle vie romane Clodia e Cassia.
Proprio per questo motivo, il controllo de Il Borro è a lungo oggetto di aspra contesa tra fazioni e nobili famiglie locali e di altri regni. La prima testimonianza scritta sul Castello risale all’anno 1254, quando un nobile milanese divenuto podestà guelfo di Arezzo, il marchese Borro Borri, ne acquista la proprietà dalla famiglia Mascagni.
Nel XVI secolo, le prime trasformazioni e ampliamenti della rocca iniziano a dar vita allo scenografico contesto odierno, con l’avvento del condottiero e politico Alessandro dal Borro, vero “padre” dell’attuale Borro.
Inizia con lui la ricca storia nobile della tenuta, con avvicendamenti e ampliamenti che vedono protagoniste alcune tra le più nobili famiglie europee: i Medici Tornaquinci di Firenze, i Torriani di Milano, gli Hohenlohe Waldemburg ed infine, dal 1904, i Savoia.
Nella metà degli anni ’50 Il Borro passò al Duca Amedeo di Savoia-Aosta e nel 1993, lo stesso Duca vendette tutta la sua proprietà a Ferruccio Ferragamo.
“Un atto di fede che dura nel tempo” ama dire Ferruccio Ferragamo che nel 1985 si innamorò perdutamente della tenuta Il Borro. Per anni la famiglia Ferragamo aveva affittato la tenuta toscana fino a quando decise di acquistare la proprietà. Da quel momento in poi Ferruccio Ferragamo, con l’aiuto del figlio Salvatore (oggi AD de Il Borro) compie un importante intervento di ripristino, restauro e messa in opera di questa antica destinazione che portava ancora le ferite della Seconda Guerra Mondiale. Ciò che ha animato l’intera attività di recupero è stato il desiderio di ridare vita a questo luogo portandone avanti tradizioni e storia, ma anche la volontà di apportare tutti quei miglioramenti che, nel rispetto della natura, fanno di questo posto un continuum perfetto tra passato, presente e futuro.









