

Vin Santo "Occhio di Pernice" DOC 2013 - Il Borro
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Disponibile
Cantina
I vigneti della cantina Il Borro crescono sulle colline del Valdarno, ai piedi del Monte Pratomagno. Le condizioni climatiche uniche permettono alla cantina di creare dei vini eccezionali. L'inverno mite, l'umidità e la buona esposizione del vigneto si combinano con un eccellente terreno geologicamente segnato dall'ex Grandi Laghi.
Varietà d'uva:
100% Sangiovese
Discrezione del vino:
Il suo assaggio non lascia mai indifferente, suadente e profondo, ti sussurra la bellezza della sua terra. Un assaggio, visto le esigue quantità prodotte, più unico che raro. Alla vista si presenta con un colore ambrato e intenso con riflessi ramati. Al naso si individuano note di albicocche e prugne secche contornate da sfumature di mallo di noce, nocciola e cioccolato. Dolce, ricco, ben equilibrato al palato, rimanda ancora a frutta secca con richiami a spezie, erbe di campo ed un finale di agrumi maturi.
Produzione:
Il Vin Santo del Chianti Occhio di Pernice è un vino fortemente radicato nella cultura Toscana. Da sempre le aziende riservano le loro uve migliori per la produzione di questo nettare. Ancora oggi al Borro, questo vino viene prodotto seguendo nei dettagli gli antichi dettami. Le uve 100% Sangiovese sono scelte a settembre attraverso la selezione manuale dei migliori grappoli. Successivamente vengono trasportati nell'appassitoio dove vengono appesi uno ad uno su appositi graticci e dove rimarranno fino alla prima metà di dicembre. Una volta raggiunto il grado di appassimento necessario, l'uva viene pressata per ottenere un prezioso mosto che viene decantato e poi travasato nei caratelli di rovere e di castagno.
Fermentazione:
Il vino attraversa una lunga fermentazione naturale ed è pronto non prima di 5 anni di maturazione in legno, quando viene accuratamente travasato, decantato ed imbottigliato senza filtrazione per non perdere niente della ricchezza di questo vino naturale.
Abbinamenti:
Si abbina a formaggi stagionati e pasticceria secca oppure con un fresco gelato alla crema. Ottimo anche come vino da meditazione da bere a fine pasto accompagnato da un buon sigaro.
Consigli per la conservazione
Vinusta consiglia di conservare la bottiglia a un'umidità del 60-70% per una buona conservazione. Le bottiglie devono essere conservate orizzontalmente se è presente un tappo di sughero. Gli odori estranei sono un problema per il vino. Tuttavia, una buona e sufficiente circolazione dell'aria e la minore esposizione possibile alla luce sono importanti per qualsiasi conservazione del vino.
Uvaggio:
100% Sangiovese
Alcool
15 %
Acidità totale
5,82 g/l
Estratto secco:
155 g/l
Zuccheri redidui:
126 g/l
Colore:
colore ambrato e intenso con riflessi ramati
Sapore:
Dolce, ricco, ben equilibrato al palato, rimanda ancora a frutta secca con richiami a spezie, erbe di campo ed un finale di agrumi maturi
Profumo:
note di albicocche e prugne secche contornate da sfumature di mallo di noce, nocciola e cioccolato
Un atto di fede che dura nel tempo ama dire Ferruccio Ferragamo, che dal 1993 ogni giorno si prende cura de Il Borro conservandone la bellezza e la sua integrità. Un compito, quella della conservazione, che oggi continua con inesorabile passione, nella consapevolezza che “tesori” come Il Borro vadano protetti e salvaguardati.
Ciò che ha guidato il ripristino è stato il desiderio di ridare vita a questo luogo portando avanti le sue tradizioni e la sua storia, seguendo principi etici, come l'impiego di maestranze locali e rispettando l'ambiente, sostenendo sempre scelte eco-sostenibili.
L’amore per questa terra significa in primis rispetto. Energie rinnovabili, uso di concimi naturali, assenza di pesticidi: ogni attività qui è svolta nella direzione della sostenibilità e nel rispetto di vite e territorio.
Essere vignaioli, uomini di “terra”, ci ha da sempre spinto a riflettere sul valore di un’agricoltura e uno sviluppo sostenibile. Considerazioni concrete che si traducono in una dedizione estrema, volta a creare reale beneficio per la comunità e le generazioni future.
La nostra dedizione diventa un impegno tangibile in ogni singolo aspetto della realtà de Il Borro.
Con il nome Borro, che in lingua toscana denominava probabilmente una voragine aperta nel terreno, si indicava originariamente una fortezza sorta al suo limitare, costruita per difendere un territorio strategico attraversato da importanti tratti dalle vie romane Clodia e Cassia.
Proprio per questo motivo, il controllo de Il Borro è a lungo oggetto di aspra contesa tra fazioni e nobili famiglie locali e di altri regni. La prima testimonianza scritta sul Castello risale all’anno 1254, quando un nobile milanese divenuto podestà guelfo di Arezzo, il marchese Borro Borri, ne acquista la proprietà dalla famiglia Mascagni.
Nel XVI secolo, le prime trasformazioni e ampliamenti della rocca iniziano a dar vita allo scenografico contesto odierno, con l’avvento del condottiero e politico Alessandro dal Borro, vero “padre” dell’attuale Borro.
Inizia con lui la ricca storia nobile della tenuta, con avvicendamenti e ampliamenti che vedono protagoniste alcune tra le più nobili famiglie europee: i Medici Tornaquinci di Firenze, i Torriani di Milano, gli Hohenlohe Waldemburg ed infine, dal 1904, i Savoia.
Nella metà degli anni ’50 Il Borro passò al Duca Amedeo di Savoia-Aosta e nel 1993, lo stesso Duca vendette tutta la sua proprietà a Ferruccio Ferragamo.
“Un atto di fede che dura nel tempo” ama dire Ferruccio Ferragamo che nel 1985 si innamorò perdutamente della tenuta Il Borro. Per anni la famiglia Ferragamo aveva affittato la tenuta toscana fino a quando decise di acquistare la proprietà. Da quel momento in poi Ferruccio Ferragamo, con l’aiuto del figlio Salvatore (oggi AD de Il Borro) compie un importante intervento di ripristino, restauro e messa in opera di questa antica destinazione che portava ancora le ferite della Seconda Guerra Mondiale. Ciò che ha animato l’intera attività di recupero è stato il desiderio di ridare vita a questo luogo portandone avanti tradizioni e storia, ma anche la volontà di apportare tutti quei miglioramenti che, nel rispetto della natura, fanno di questo posto un continuum perfetto tra passato, presente e futuro.










