Sauvignon Alto Adige DOC, 2022 - Cantina di Caldaro
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Highlights
PROVENIENZA
Il Sauvignon Blanc è stato introdotto in Alto Adige assieme al Semillon verso la fine del 19° secolo. Diversamente dal Semillon si è subito trovato a proprio agio nella nostra terra.
ANNATA
L’annata vitivinicola 2022 è stata impegnativa e complicata sotto vari aspetti. I mesi invernali furono in prevalenza soleggiati, anche se particolarmente freddi. Anche in primavera le temperature esitarono a salire, determinando un rallentamento nello sviluppo delle viti, compensato poi grazie alle temperature elevate e all’abbondante sole con cui si affacciò l’estate. A causa delle condizioni meteorologiche molto mutevoli durante i mesi di luglio e agosto, la raccolta iniziò relativamente tardi, il 9 settembre. Una grossa sfida sul lato organizzativo fu posta ai nostri viticoltori dalla pioggia abbondante caduta in settembre. Alla fine, comunque, il 26 ottobre la vendemmia terminò con ottimi risultati.
SENSAZIONI DEGUSTATIVE
– giallo paglierino
– al naso colpiscono le fresche note di sambuco e uva spina si uniscono alle sensazioni della frutta esotica
– il palato è un‘acquolina di frutta croccante che si stempera nella mineralità intensa; la lunga persistenza è un trionfo di frutta
ABBINAMENTI CONSIGLIATI
Si sposa bene con gli asparagi e con le verdure alla griglia, con il pesce e con il formaggio caprino. Il Sauvignon si fa apprezzare anche come aperitivo.
UVAGGIO: Sauvignon
ETÀ DELLE VITI: 6 - 21 anni
TEMPERATURA: 10 – 12 °C
CONSUMO: 2023 – 2026
RESA/ETTARO: 70 hl / ha
FORMA D’ALLEVAM.: guyot e pergola
ALCOL: 13,5 %
ZUCCH. RESIDUO: 2,5 g/l
ACIDITÀ: 6,2 g/l
Contiene solfiti
La Cantina Kaltern è stata creata grazie alla fusione delle quattro cantine sociali originarie di Caldaro sulla Strada del Vino.Già nel 1986 vi fu la prima fusione fra la Cantina Erste e la Cantina Neue, fondate rispettivamente nel 1900 e nel 1925, unitesi a creare la Cantina Erste+Neue. Mentre nel 1992 vi fu la fusione di Bauernkellerei e Jubiläumskellerei, fondate rispettivamente nel 1906 e nel 1908, per dare origine a Kellerei Kaltern. Infine l'ultimo atto si è portato a conclusione a fine 2016 con la creazione di un'unica Cantina Kaltern.
A Caldaro ci sono quasi mille viticoltori, la maggior parte di essi possiedono meno di un ettaro. Da qui il principio fondativo e vitale del produrre in cooperazione.
Il territorio dell’Alto Adige è stato parte delle proprietà degli Asburgo dal 1363 e durante la reggenza di Francesco Giuseppe la cantina divenne fornitore ufficiale della corte di Vienna. Lo scoppio della prima guerra mondiale porta nel 1919 l’Alto Adige a diventare parte del territorio Italiano, il secondo conflitto mondiale poi, muta radicalmente l´essenza stessa della zona e dei suoi scambi commerciali. Fu solo dagli anni cinquanta del secolo scorso che i vini di Caldaro si riaffermarono come prodotto di prestigio per l’esportazione.
Negli anni ottanta il mercato del vino era profondamente cambiato, il vino non era più una mera fonte di calorie extra per il duro lavoro dei campi ma era diventato un fenomeno. Caldaro fu una delle prime zone vinicole italiane a prendere atto dei gusti dei consumatori orientandosi verso una politica qualitativa estrema. Iniziò così una progressiva riduzione della resa per ettaro che passò dai 200 quintali per ettaro agli odierni 75.
I quasi 650 soci della Cantina Kaltern lavorano una superficie vitata complessiva di 471 ettari e producono vini cristallini e puri, dallo scheletro minerale e dal fascino essenziale.
A Caldaro la viticoltura è tradizione e orgoglio. È l´orgoglio che da il coraggio di lottare per le conquiste qualitative a cui si aspira.
Molti vigneti appartengono da secoli alle famiglie che li coltivano e la frammentazione, che in questi luoghi è stata applicata storicamente, ha fatto si che alcuni vigneti abbiano delle dimensioni lillipuziane. Questo, però, non ha fatto desistere dal coltivarle ed è qui che la cooperativa gioca il suo ruolo fondamentale di partecipazione attiva e di condivisione, facendo dei soci non dei meri conferitori di uve ma, bensì, dei comproprietari. Come in una famiglia dove tutti i componenti lavorano assieme per un risultato che faccia il bene di tutti, così ci dice Thea, impiegata e socia.
I soci svolgono quasi tutti degli altri impieghi e, di norma, dedicano quello che dovrebbe essere il “tempo libero” al vigneto. La cura e l´amore ma anche l´intelligenza, che gli si riserva è quella che di solito si da ad un giardino e, infatti, questi vigneti sembrano d´estate un eden di ombra e luce, luogo protetto e idilliaco dove i grappoli lentamente maturano spandendo sempre più forte i loro profumi. D´autunno, le famiglie si riuniscono per la vendemmia, coinvolgendo tutti in questo rito stagionale, un momento irrinunciabile anche per i bambini. Il compimento di un ciclo, l´avvicendarsi delle stagioni e il viverle costantemente è l´appagamento di questi vignaioli ostinati. Il lavoro, completamente manuale, avviene sotto l´occhio attento di agronomi e dell´enologo che offrono ai soci il supporto tecnico e umano in questo periodo determinante.